La storia

Gli inizi

Le prime notizie relative al Palio di Parma sono quelle documentate dalla “Cronaca” del 1313 di Giovanni del Giudice il quale parla della "Corsa dello Scarlatto da di fuori della Porta detta Nova alla Piazza Comune" che si teneva il 15 agosto, festività dell’Assunzione di Maria Vergine, a cui è dedicata la Cattedrale cittadina. Interessante scoprire che “lo scarlatto” fu uno fra i più antichi e celebri palii che si correvano nei comuni, evento con usi e gare analoghi a quelli di altre località del centro e nord Italia.

Non conosciamo esattamente l’anno in cui venne corso per la prima volta il Palio, ma era ben radicato nel tessuto sociale grazie anche alle tradizioni precedenti: l’albero della cuccagna ai cui premi ambivano i più umili, l’hastiludio (combattimenti di aste, bastoni o giochi forse di bandiere) e le giostre equestri con lance cortesi detti bagorda (o bigorda).

Alla manifestazione, a cui accorrevano in gran numero anche da altre città italiane, era legato un diffuso sentimento di Pace, situazione raggiunta e mantenuta con estrema difficoltà ed enormi sacrifici per quei tempi. Sappiamo per certo che il 15 agosto del 1314 si corse per festeggiare il fidanzamento del Signore di Parma, Giberto da Correggio, con la nobile e virtuosa Engelenda (detta Maddalena) Rossi così da sancire la pacificazione fra le fazioni guelfa e ghibellina con il ritorno degli esiliati, che poterono riprendere possesso delle loro terre, palazzi e castelli.

Nel 1490 furono introdotte alcune novità: oltre al tradizionale pallio di velluto scarlatto dei cavalli Berberi anche diversi palii di panno, quindi meno preziosi; uno bianco per gli asini, uno turchino per gli uomini ed un quarto palio verde per le donne. Il dominio francese e le continue lotte crearono un periodo forzato di sospensione dei giochi che ripresero nel 1525. 

Nel 1796 furono soppressi per motivi di ordine pubblico i festeggiamenti delle consuete ricorrenze, che comportavano uno sperpero di danaro e comportamenti scandalosi, quindi vennero mantenute solo le cerimonie religiose. Persi inoltre gli ideali cavallereschi che lo sostenevano, possiamo fare coincidere con questa data anche la fine dell’antichissimo Palio.

Il fidanzamento

Le uniche notizie che abbiamo sono quelle che ci provengono dal libro di Ireneo Affò, che cita appunto il Palio di Parma incidentalmente in occasione delle nozze di Engelenda (detta Maddalena) e Giberto da Correggio.
Trovi le righe che lo riguardano alla pagina 193 del libro in questione (anno 1314) (clicca qui)

Giberto da Correggio

Nacque dalla nobile famiglia dei Da Correggio, il cui nome deriva dal feudo nella bassa reggiana. Molto ambizioso, fin da giovane progettava di unire sotto il proprio dominio le città di Parma, Piacenza, Cremona e Reggio.  Nel 1303 riuscì a riappacificare la città di Parma, sempre in preda alle lotte tra le diverse famiglie e per questo venne acclamato dal popolo come Signore, con il titolo di "difensore della città e conservatore della pace". In questa occasione richiamò dall'esilio diverse famiglie nobili, tra cui i Sanvitale, ma non i Rossi, suoi acerrimi nemici. 

La pace durò comunque poco, tanto che accusandolo di congiurare contro di lui, fece condannare alla decapitazione in piazza Ghiaia il nobile Magnano da Cornazzano considerato un eversivo. Chi veramente cercava di porre fine alla sua signoria erano però i Visconti di Milano, i Dalla Scala di Verona, i Bonaccolsi di Mantova, ma anche le famiglie parmigiane dei Ruggeri, dei Rossi e dei Sanvitale stessi. 

Nel 1311 l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, lo invitò alla propria incoronazione in Sant'Ambrogio a Milano, nominandolo cavaliere.

In quella stessa occasione, Giberto consegnò all'imperatore un oggetto di inestimabile valore: la corona del Sacro Romano Impero, custodita dal 1248 in Duomo a Parma. I parmigiani l' avevano infatti presa a Federico II di Svevia sconfitto dopo aver assediato la nostra città per oltre sei mesi con l'intenzione di raderla al suolo. Nonostante il dono, Enrico VII gli chiese di permettere alle famiglie dei Lupi e dei Rossi di rientrare a Parma, cosa che avvenne. 

La pace non durò comunque a lungo, tanto che i Rossi dopo un paio di mesi lasciarono nuovamente la città per arroccarsi nei loro castelli del contado.

Proprio nel tentativo di porre fino alle lotte, nel 1314 Giberto sposa Engelenda (detta Maddalena) Rossi di San Secondo. 

Nel 1316 viene però definitivamente deposto al grido di "viva il popolo e muoia Giberto da Correggio". Il potere venne ridato alle arti e al comune di Parma. Giberto morirà nel 1321, e dopo la sua morte fu proprio un Rossi di San Secondo, l'odiato Rolando, fratello della sua sposa a dominare su Parma. 

 

Engelenda (detta Maddalena) Rossi di San Secondo

Di Engelenda non sappiamo molto. Sappiamo però che era dotata di grande bellezza e numerose virtù, come tutte le ragazze dei Rossi di San Secondo. La sua ascendenza nobile era indubbia, potendo contare tra i propri avi, i Da Carrara, ovvero la famiglia più potente di Padova, e i Fieschi, signori di Genova. Proprio da questi ultimi derivava la sua parentela diretta con Papa Innocenzo IV, che altro non era che il fratello della bisnonna. Quest'ultimo aveva trascorso la giovinezza proprio a Parma sotto la guida del Vescovo Obizzo Sanvitale e fu il primo a permettere ai cardinali di indossare un cappello rosso.

Giberto ed Engelenda ebbero diversi figli insieme, tra cui Giovanni e Donella. Morì nel 1340.